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Fregate - Classe La Fayette (Francia)

Le fregate missilistiche della classe La Fayette, entrate in servizio nel 1996 e costruite dal Cantiere DCN, originariamente designata FL-3000 (Frégate Légère 3000 tonnes), sono navi dall'aspetto particolarmente moderno, in servizio con la Marine Nationale, la Marina militare francese, e con varie modifiche, anche in diverse flotte estere.

Hanno una lunghezza di 125m, larghezza di 15,4m, pescaggio di 4,8m e un dislocamento a pieno carico di 3600 Tonnellate.

La velocità massima è di 25 nodi con 4 motori diesel 12 PAG STC da 4000CV abbinati su 2 assi con eliche LIPS a passo variabile ed hanno una autonomia tra le 7000 e le 9000 miglia.

L’equipaggio è di 141 (di cui 12 ufficiali), 12 addetti all'elicottero con la possibilità di alloggiare 25-168 commando a seconda del tempo d'imbarco e delle necessità.

Hanno fatto scuola per i progetti di nuova generazione, in quanto rappresentano lo stato dell'arte di nave stealth, ovvero caratterizzata da una bassa osservabilità elettromagnetica ed acustica, che tramite apposite tecniche, permette di ridurre la segnatura di queste navi da 3.000 tonnellate in maniera considerevole, rendendo difficile la corretta esecuzione della sequenza localizzazione-identificazione-attacco da parte di forze ostili.

L'armamento è costituito da un cannone da 100 mm in torretta speciale stealth, lanciamissili Exocet MM.40 e Crotale SAM, un elicottero e due cannoni da 20 mm. Per il futuro sono previsti i missili Aster e l'elicottero NH90. Non sono presenti, anche se ve ne sono le predisposizioni, armi e sensori ASW.

Cinque unità di questa famiglia sono state realizzate per la Francia, 6 per Taiwan, 3 per la marina saudita e 6 per quella di Singapore. Le navi esportate sono caratterizzate da molte differenze nell'equipaggiamento, generalmente tali da incrementarne le capacità operative.

Durante gli anni ottanta, la Marine Nationale avviò lo studio di una nuova generazione di navi classificate come «fregate a bassa intensità» e pensate per operare in scenari del tutto diversi da quelli tipici delle flotte nell'epoca della guerra fredda.

Spesso le missioni richieste alle unità francesi erano in zone del mondo lontane dalla madrepatria in scenari dove non esisteva un elevato livello di minaccia convenzionale come nel teatro europeo-nordatlantico, ove la NATO fronteggiava direttamente il Patto di Varsavia. Nonostante la disponibilità di navi di tipo Avisos come quelle della classe A 69, assimilabili alle corvette come tonnellaggio e capacità operativa, spesso la marina francese doveva far operare navi di maggiore dislocamento e potenza nelle aree di crisi.

L'impiego di navi da combattimento convenzionali in tali missioni a lunga autonomia comportava un notevole spreco di risorse se si usavano navi con un pesante equipaggiamento di armi e sensori per la guerra convenzionale, e con un tipo di motorizzazione di elevata potenza, che comportava tuttavia costi elevati e ridotta autonomia.

Così vennero ideate navi specializzate di nuova generazione, che per un impiego ottimale vennero ripartite in due tipologie, una di basso livello e una di medio (se comparate alle navi da guerra convenzionali).

In Italia simili principi portarono a soluzioni paragonabili: la classe Cassiopea di pattugliatori (4 unità) e la classe Minerva di corvette (8), realizzate con standard rispettivamente mercantili e militari. Le navi italiane si limitavano al livello di corvetta/pattugliatore d'altura (1.300 tonnellate) perché intese per il Mediterraneo, in prossimità del territorio nazionale. In seguito sono arrivate altre classi paragonabili come la classe Comandanti, che hanno costituito le principali novità della marina italiana dagli anni novanta in poi.

Ma per la Marine Nationale la necessità di gestire interessi e possedimenti molto lontani dalle acque metropolitane non poteva essere soddisfatta da navi di modesto dislocamento, e così si giunse ad un progetto di circa 3.000 tonnellate, al livello quindi di una fregata missilistica.

L'elevato dislocamento ha consentito di ottenere sia un armamento pesante, come per la classe Minerva italiana, che la predisposizione per trasportare elicotteri, come sui classe Cassiopea italiani, oltre ad adeguate doti di autonomia e tenuta al mare.

Delle due classi di unità progettate, la Floréal è stata realizzata con criteri da nave mercantile, armamento antinave composto da un cannone da 100mm e 2 o 4 missili antinave Exocet MM38, due mitragliere da 20mm ed elicottero imbarcato, modesta elettronica e senza un vero sistema di combattimento integrato.[1]

Destinate alla protezione delle "Zone di Interesse Economico Esclusivo" (EEZ), le navi di questo tipo sono state realizzate per operare nei possedimenti francesi più lontani, vicino alle Antille, Polinesia e Nuova Caledonia, ove non vi è la probabilità di incontrare minacce significative. La loro velocità di 20 nodi (a carena pulita) è limitata da un sistema propulsivo privo di sufficiente potenza, sacrificata all'autonomia e all'affidabilità. Anche la lotta contro i veloci battelli pirata può essere problematica, comportando più un affidamento maggiore sull'elicottero di bordo che sulle doti nautiche.

A tutti gli effetti, pur essendo navi più grandi, con missioni oceaniche, le Floréal sono paragonabili alle Cassiopea costituendo un interessante caso di evoluzione parallela.

La fascia più "alta", per navi con maggiori capacità di combattimento, è ricoperta dalla classe La Fayette, realizzata dal costruttore francese DCN, per operare in teatri più complessi, come Gibuti e altre zone dell'Oceano Indiano.

Le specifiche che ne hanno guidato la realizzazione riguardavano la possibilità di operare per la difesa delle EEZ, ma anche come parte di gruppi navali e in operazioni di intelligence. Pur non specificando nel dettaglio le dotazioni richieste, una certa maggiore capacità rispetto ai ruoli tipici delle navi coloniali era certamente ben vista, perché altri programmi navali avevano subito pesanti ridimensionamenti, portando ad una crisi nell'organico della flotta. In particolare, delle 20 navi pianificate della classe C.70, in sottoclassi ASW e antiaeree, ne vennero realizzate rispettivamente soltanto 7 (classe Leygues) e 2 (classe Cassard).

La realizzazione della nuova classe di fregate leggere ebbe presto una piega innovativa, ma basata sugli studi dei cantieri DCN nelle tecnologie della nuova frontiera: la stealthiness (furtività).

Così, durante gli anni ottanta venne rimaneggiato il progetto per incorporare le nuove soluzioni tecniche e alla fine del decennio, dopo diversi anni di sviluppo, si passò alla realizzazione materiale.

La prima nave venne varata nel 1992 dopo due anni dall'impostazione, dunque già in epoca successiva alla Guerra Fredda. I cantieri di Lorient la consegnarono già nel 1993 per le prove in mare, il 15 aprile di quell'anno.

Mentre i test del sistema di combattimento ebbero luogo nel 1994, l'introduzione in servizio operativo ebbe tempi assai più lunghi della media, con la piena operatività ottenuta solo nel marzo 1996. Questo è stato dovuto alla necessità di provare la nuova nave in molteplici condizioni operative, conducendo sofisticati esperimenti di resistenza strutturale, osservabilità ecc. In ogni caso, gli esiti furono favorevoli e la nuova classe si è rapidamente dimostrata un progetto di successo.

LA STEALTHINESS

Il concetto di "bassa osservabilità" è stato introdotto tra le tecnologie ad uso militare, da quando queste hanno iniziato ad ispirarsi al mimetismo esistente in natura. L'invenzione dei radar, però, portò inizialmente a teorizzare che nessun oggetto potesse sfuggire alle capacità di rilevamento di questo dispositivo.

Nel tempo ci si accorse che anche questi nuovi apparati erano ingannabili con le tecniche dette di guerra elettronica, cercando il mascheramento del terreno o della curvatura terrestre. Inoltre, era sempre ben presente il concetto che ciò che i radar individuano è il segnale che rimbalza dall'oggetto illuminato come nel caso dell'eco e il rimbalzo è influenzato anche dalla forma dell'oggetto. Lavorando perciò sulla forma dei sistemi d'arma, si cercò di ridurre il segnale di ritorno con superfici opportunamente inclinate. Nello stesso tempo, vennero messi a punto materiali radar-assorbenti, chiamati RAM (Radar Absorbent Material), in grado di "catturare" parte dell'energia che li colpisce. Utilizzando questi accorgimenti, si arrivò a progettare aerei con gradi sempre più elevati di stealthiness ai radar.

Anche per le navi vennero sviluppate soluzioni simili sebbene furono commentate, come per gli aerei, inizialmente in maniera controversa da alcuni analisti, i quali espressero dubbi sull'opportunità di implementare queste soluzioni a fronte dell'aumento dei costi[2].

È pur vero che la reale efficacia di queste tecnologie è un geloso segreto militare ed inizialmente è stato possibile limitarsi solo ad ipotesi per le valutazioni.

I principi da adottare risultarono comunque simili a quelli degli aerei e venne fatto ogni sforzo per progettare le parti in modo che potessero riflettere le onde radar in una direzione diversa da quella di provenienza, oltre all'uso di materiali RAM, con il vantaggio di non avere le stesse limitazioni di peso delle applicazioni aeronautiche.

Le modalità costruttive sono state progressivamente rese più sofisticate e, grazie alle tecniche di progettazione CAD (progettazione tramite computer) e alle esperienze maturate, è stato possibile migliorare i risultati, diminuendo molte delle obiezioni e scetticismi iniziali.

Un discorso a parte vale per le altre "emissioni" o caratteristiche indesiderate del mezzo (emissioni termiche, sonore, intensità e direzione del campo magnetico associato). Anche per queste sono state messe a punto soluzioni volte a contenere le probabilità di rilevazione, come l'utilizzo di ammortizzatori di gomma sotto i macchinari, raffreddamento degli scarichi con acqua marina, ricorso a materiali speciali, tecnologie di riduzione 'attiva' delle vibrazioni o della segnatura magnetica e altre. In ogni caso, alla loro apparizione le La Fayette rappresentavano uno degli esempi più evoluti della bassa osservabilità applicata all'ingegneria navale

PROGETTO

Le navi della classe La Fayette colpiscono visivamente per la struttura moderna e avveniristica data dalle loro linee pulite e assai semplici, accentuate dalla colorazione chiara che le caratterizza, almeno in tempo di pace. Di fatto, il loro progetto stealth, ha segnato una differenza generazionale rispetto alle unità missilistiche squadrate e alquanto sgraziate, che sono apparse nei decenni precedenti.

La forma dello scafo e delle sovrastrutture è stata ideata per l'ottimale riduzione della segnatura radar, che si stima sia stata decurtata dell'ordine del 60%, riducendo la traccia a meno della metà di una nave di pari dislocamento, e quindi diminuendo la portata tipica dei sensori di scoperta[3].

Per ottenere questo risultato, lo scafo ha le fiancate con un'inclinazione assai marcata verso il basso, per riflettere le onde radar verso il mare piuttosto che verso i sensori di osservazione, specialmente aerei. Gli angoli retti, come anche le superfici verticali e gli spigoli arrotondati, sono stati evitati per quanto possibile.

Le strutture esterne al blocco principale sono state considerevolmente ridotte, per non causare facili aumenti dell'eco radar. I corrimano laterali sono stati aboliti ovunque sul ponte principale e le sovrastrutture, le lance di bordo sono state sistemate sotto una copertura metallica, il ponte prodiero, con tutte le attrezzature di ormeggio è stato coperto da un ponte aggiuntivo. Le sovrastrutture, ove possibile, hanno adottato anche coperture in materiali sintetici GRP e materiali radar-assorbenti.

Tutto questo ha reso la sezione radar equivalente, in inglese Radar Cross Section (RCS), paragonabile a quella di un grosso motopeschereccio, cosa che dà intuibili vantaggi se la nave opera in un ambiente frequentato da imbarcazioni civili, permettendo la sorpresa e la dissimulazione, oltre che una certa capacità di dissuasione. Per esempio, se un'imbarcazione pirata si avvicinasse a quello che al radar sembra un piccolo mercantile, non avrebbe la sicurezza di non imbattersi, piuttosto, in una La Fayette.

Anche una minaccia militare di elevato livello potrebbe trovare difficile distinguere tra una di queste navi e il traffico mercantile di piccolo cabotaggio.

In caso di attacchi diretti, la natura stealth di una nave come le La Fayette consente di ridurre la probabilità che le armi antinave arrivino sul bersaglio. L'occhio elettronico di un missile antinave, ovvero il suo radar di ricerca, vede la nave come una serie di riflettori radar, puntando al centro della sagoma risultante. Se questi echi di ritorno possono essere distorti oppure ridotti, i sistemi ECM di autodifesa risultano maggiormente efficaci, e il missile può fallire l'attacco anche se è dotato di sofisticate capacità di autoguida sui disturbi (ovvero, si orienta sulla fonte di disturbo come un radiofaro). Con una nave dalla ridotta RCS non è detto che debbano essere usati potenti sistemi di disturbo per ottenere questo risultato. Invece potrebbe essere usata una nube di chaff oppure piccoli disturbatori lanciabili fuoribordo o dei falsi bersagli, detti decoy, più sofisticati. Questi, realizzati con varie tecniche, sono in grado di volare o galleggiare nelle vicinanze dell'obiettivo da proteggere, confondendo i sensori nemici.

Per quello che riguarda la segnatura in altri campi oltre a quello radar, la nave ha anche una bassa segnatura termica, grazie all'adozione di motori diesel, oltretutto poco potenti, e un sistema di dissipazione del calore per l'apparato motore, senza il fumaiolo classico sostituito da 2 più piccoli, sistemati nella parte posteriore di ciascuna delle alberature. I tubi di scarico sono raffreddati e seguono un lungo percorso prima di uscire dalla nave, per cui hanno il tempo di dissipare molto calore. I climi relativamente caldi in cui queste navi operano sono certo d'aiuto: con una temperatura ambientale elevata (esempio, +30 gradi, piuttosto che +10 del teatro europeo, o -10 dei mari settentrionali), il contrasto termico tra l'ambiente e i gas di scarico raffreddati è quasi nullo.

La segnatura magnetica è ridotta dalla presenza di una cintura di demagnetizzazione (degaussing), mentre in termini di segnatura acustica, vi sono accorgimenti più o meno semplici: i macchinari sono montati su supporti elastici per trasmettere il minimo di vibrazioni allo scafo, gli attacchi delle tubazioni sono fissati con guarnizioni gommate, ed esiste il sistema canadese Prairie Masker, che consiste nella generazione di una scia di bollicine sotto lo scafo, che riduce sia il rumore irradiato, che l'efficacia dei sonar attivi nemici (ovviamente riduce anche quella di eventuali sonar a scafo della nave, qui non presenti).

In termini di scoperta ottica convenzionale nessuno di questi accorgimenti ha peraltro una qualche utilità. La nave è facilmente avvistabile ed identificabile nella sua colorazione chiara con un caratteristico profilo, vagamente simile a quello di un traghetto passeggeri. Ma l'epoca degli avvistamenti diretti con i binocoli ha ceduto da tempo il campo a quella dei sensori a lungo raggio elettronici o elettroacustici, e in ogni caso non si potrebbe fare nulla di concreto per ridurre le dimensioni fisiche della nave. In caso di guerra le navi dovrebbero essere ridipinte in colori mimetici rispetto ai colori chiari standard, che ne esaltano le forme pulite e le sovrastrutture imponenti. Ma le durate dei conflitti moderni sono spesso troppo ridotte per permettere alle navi di essere modificate in merito, o semplicemente la cosa non è considerata realmente importante. In ogni caso, l'episodio del cacciatorpediniere Cole del 2000 dimostra come anche le navi più moderne sono vulnerabili a minacce asimmetriche basate su tecnologie di basso livello.

In definitiva, le navi di questo tipo contano, per sopravvivere in ambiente ostile, soprattutto sulla capacità di passare inosservate, oppure di ingannare l'avversario, o nel peggiore dei casi, di distruggere gli attaccanti. Se tutto ciò risultasse vano, è stata presa in considerazione anche la possibilità di sopravvivere ai danni.

Le sovrastrutture sono in lega leggera e vetroresina, per cui consentono risparmi in peso ma non un'ottimale resistenza agli incendi. Nondimeno, esistono corazze di Kevlar in zone vitali della nave in funzione antischegge, il sistema di controllo informatizzato è duplicato e vi sono predisposizioni antincendio e contro il pericolo delle armi biologiche, chimiche o nucleari, il tutto per rendere la nave meglio capace di sopravvivere. Lo scafo dispone anche di compartimenti stagni, ricavati tra i moduli funzionali installati a bordo.

 

Oltre alla Marine Nationale gli altri paesi utilizzatori sono Taiwan, Arabia Saudita e Singapore.

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